4441 Collins Avenue, Miami Beach, FL 33140
Prezzo base di una camera: dai 300$ in su (il range del prezzo varia molto a seconda del periodo, del tipo di stanza prescelto e dei codici promozionali che riuscirete ad utilizzare)
Il progetto originale dell’hotel è di Morris Lapidus (1902-2001), architetto nato in Russia da una famiglia ebrea ortodossa, emigrato da bambino in America, dove avrebbe poi fatto fortuna disegnando oltre 200 edifici in giro per l’America col suo stile unico, ridondante e gioioso, una sorta di neobarocco da set cinematografico, ricco di grandi spazi e di forme sinuose e curvilinee.
Leggenda vuole che abbia immaginato il progetto del Fontainebleau di Miami mentre prendeva la metropolitana a New York, da Flatbush a Manhattan, immaginando un grande palcoscenico dove tutti gli ospiti dell’hotel si potessero sentire per una volta protagonisti come le star del cinema.
L’esempio più esplicito di tale filosofia e del suo motto “too much is never enough” (in blasfema contrapposizione al celebre “less is more” di Mies) è la grandiosa scala che si trova nell’atrio principale, la “scala che non porta da nessuna parte”: le signore la usavano solo per la discesa dal guardaroba, a cui accedevano tramite ascensore, per sfoggiare i loro abiti da sera come in una sfilata, dopo aver lasciato i loro cappotti in custodia al personale dell’albergo.
L’Hotel ha subito una profonda e costosissima ristrutturazione (un milardo di dollari il costo dell’operazione) dal 2006 al 2008 che ha aggiunto 2-3 veri e propri edifici al corpo principale, portando così il numero delle camere da 500 a 1500 (!) e includendo nel complesso veri e propri appartamenti (in vendita) che usufruiscono dei servizi dell’hotel.
I quattro edifici dai nomi un po’ pomposi (Chateau –l’edificio originale, Versailles, Sorrento e Tresor) sono tutti connessi al piano terra e semi-interrato dagli spazi pubblici che mettono in relazione, in modo un po’ labirintico, anche tutte le amenità del complesso. Amenità che comprendono nove ristoranti di cui tre eleganti e formali, Gotham Steak (Steak house), Scarpetta (Italiano) e Hakkasan (Cantonese) e sei invece “casual”: La Cote, Vida, Blade, Solo, Fresh, Dine-in; due discoteche/nightclub (Arkadia e Liv) e altri due cocktail bar (Bleau Bar e Glow Bar), l’immancabile Spa (compresa di palestra equipaggiatissima) e 6-7 negozi. Naturalmente l’hotel è anche dotato di una serie di piscine all’aperto (con lettini standard oppure con varie opzioni di cabanas, ovviamente extra) e accesso diretto alla spiaggia attrezzata.
Qualche dettaglio del design degli interni da segnalare: il motivo decorativo astratto a forma di farfallino (grande passione dell’architetto che lo indossava tutti i giorni) della pavimentazione dell’atrio principale e i tre grandi lampadari che la sovrastano, opera di Ai Weiwei, l’artista dissidente cinese, e che sono al momento, la sua unica installazione permanente negli Stati Uniti (per la cronaca e per capirne le dimensioni sono costati un milione di dollari l’uno).
Come avrete capito non si tratta di un albergo ma di una vera e propria macchina del divertimento, tipicamente Americana (quindi decisamente rumorosa). L’impatto è un po’ scioccante, la sensazione è quella di un aeroporto di lusso, con distanze chilometriche da percorrere e centinaia di persone intorno a te.
Da tener presente che l’hotel ospita in continuazione anche eventi, concerti e matrimoni che avvengono in parallelo alla vita quotidiana degli altri altri ospiti. Va detto però che, superato il trauma inziale (anche se per tutto il tempo ci è rimasto indigesto il volume della musica –e la sua qualità- nella zona delle piscine), abbiamo apprezzato la qualità degli spazi e del servizio. Le camere sono spaziose, luminose, la maggior parte con vista mare e molte con balcone, dotate di tutte le comodità – incluso un bel Mac in dotazione – ed un servizio impeccabile, sia in camera che nelle strutture all’aperto, con personale attento a rifornirvi di salviette da bagno sempre pulite e a controllare che tutto sia di vostro gradimento. Non abbiamo provato i ristoranti del complesso se non a colazione (Brunch discreto da Vida, costo $ 25 per il buffet) perchè abbiamo preferito visitare altre zone di Miami (e qui ci allineamo al giudizio di Maurizio Cortese: a Miami è difficile mangiar bene e nessuno dei ristoranti provati vale la pena di essere segnalato) e quindi non possiamo dare giudizi pur apprezzando la varietànon comune dell’offerta.
In conclusione, pur non essendo il nostro genere di albergo, possiamo raccomandarlo a una clientela che voglia di divertirsi in mezzo a tanta altra gente, in un contesto di lusso un po’ massificato ma non privo di un certo fascino, forse dovuto agli echi di un passato irripetibile.
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